Il percorso fatto nella notte di meditazione è stato accompagnato e guidato da alcune letture. Rileggendo questi brani sarà possibile, per chi lo desidera, ripercorrere quei momenti e il percorso personale ad essi legato.
Tamas Paolo Menghi. Mantra e shabad. p. 45
Stato dell’indifferenziazione, della fusione e della potenzialità.
Quella conoscenza fusionale, che si attacca a un effetto particolare come se fosse un tutto incapace di vederne la causa e di afferrarne il significato essenziale, va considerata tamasica. L’azione intrapresa nell’accecamento emotivo e mentale, senza pensare alle conseguenze, alle perdite e al male inflitto ad altri, senza tener conto delle proprie capacità, è tamasica. L’uomo sempre in continua dispersione, volgare, ostinato, disonesto, malevolo, pigro, che si scoraggia facilmente e tutto rimanda a più tardi, si dice che agisce in tamas. La volontà inintelligente che impedisce di disfarsi del sonno, della paura, della pena, dell’arroganza nello scoraggiamento e della pretesa nell’euforia, è tamasica. Il piacevole torpore che nasce dal sonno, dalla pigrizia e dalla negligenza, che smarrisce l’anima dall’inizio alla fine, va considerato tamasico.
Rajas Paolo Menghi. Mantra e shabad. p. 16
Stato della differenziazione, degli attriti e dell’individualità
La conoscenza che vede come separate le diverse nature degli esseri, che creano attrito tra loro a motivo di questa distinzione che li contrappone, sappi che è rajasica. L’azione che si compie per soddisfare i propri desideri, spinti dall’egoismo del sé, oppure con grande sforzo, è detta rajasica. È rajasica la volontà desiderosa dei frutti dell’azione, che tiene fermamente al proprio dovere, desiderio o interesse, secondo le occasioni. La felicità che nasce dall’unione dei sensi con gli oggetti, che al principio è dolce come il nettare e alla fine amara come il veleno, è detta rajasica.
Sattva Paolo Menghi. Mantra e shabad. p. 18
Stato della realizzazione e dell’integrazione nell’unità.
La conoscenza che permette di vedere in tutti gli esseri una natura spirituale unica, imperitura, indivisa nella divisione, è detta sattvica. Dell’uomo che non dice mai “io”, libero da ogni attaccamento, risoluto, entusiasta, indifferente al successo come al fallimento, si dice che agisce in sattva. È sattvica l’intelligenza che conosce ciò che incita all’azione o che rifiuta l’azione, ciò che è utile o dannoso, ciò che è più o meno opportuno, ciò che lega l’anima e ciò che la rende libera. La felicità dell’uomo che raggiunge la gioia mediante la disciplina del sé e mette fine al dolore assomiglia all’inizio a un veleno e alla fine a un nettare; questa felicità, chiamata sattvica, nasce dalla chiara serenità dell’intelligenza rivolta verso l’intento.PICCOLO NIENTE Paolo Menghi. Figli dell’Istante. p.98
Tamas
è un magico
stagno immoto, brulicante
di vita non nata
incantata
di paura e di voglia
addormentate sotto
una coltre di minuscole alghe
sicura
senza mai
onde.
Rajas
è fiamma
crepitante, che guida
e a tratti illumina
la notte,
sempre verso
conquiste inafferrabili
maligne, sirene stupende
terre rischiose e attraenti
che non saziano mai
il cuore
che qui a volte
rischia
l’amore.
Sattva
è il cielo
immenso, chiaro
libero
aperto
senza vento
vuoto,
un respiro
infinito senza
veli
pieno di luce
e di pace.
Ed io
piccolo niente
ho acqua abbastanza
per dissetarli
tutti e tre,
ed io
piccolo niente
ho fuoco abbastanza
per consumarli
tutti e tre,
ed io
piccolo niente
ho spazio abbastanza
per comprenderli tutti,
perché io
piccolo niente
posso sparire in un attimo
ed essere
grande.
Paolo Menghi. Tsui Ting Ttai, anno II – maggio 1992 – N 15
Adesso vorrei che andaste via con una immagine: l’immagine di un’atleta la cui disciplina è la corsa. Vorrei che vedeste coi vostri occhi quante corse vinte e quante perse, quante partenze, ben fatte e mal fatte, hanno continuamente e progressivamente aumentato la capacità del corridore di stare in contatto, nel momento stesso in cui la rivoltella spara il colpo della partenza, con la volontà di essere il più veloce possibile e la frustrazione di non riuscire mai ad aderire perfettamente a questo intento. Iscrivete nella vostra mente questa immagine, la visione di centinaia di migliaia di tentativi, sempre più intensi, sempre più totali, sempre meno soddisfacenti, sempre più perfetti, sempre più veri: sempre più “tentativi”. Tentativi puliti … e basta.