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Il percorso fatto nella notte di meditazione è stato accompagnato e guidato da alcune letture tratte dai libri di Paolo Menghi e da Il Monte Analogo di René Daumal. Rileggendo questi brani sarà possibile, per chi lo desidera, ripercorrere quei momenti e il percorso personale ad essi legato.
IL POTERE DEL RESPIRO
Quando avete l’impressione che nulla funzioni, concentratevi sul respiro, e lentamente immergetevi in esso. Il respiro consapevole apre spazi immensi. Il respiro è il primo suono e il primo mantra. Quando la mente è concentrata sul respiro si diviene consapevoli dell’inconcludente dialogo interno in cui si è immersi e dello spreco di energie che questo comporta. Con la pratica costante della meditazione sul respiro la mente si calma e la consapevolezza si spinge nella profondità di se stessa, fino a scoprirne la vacuità. Paolo Menghi, Figli dell’Istante, pag. 42
SE LA VIA E’ DECISA
Ogni singolo attimo è un’infinita possibilità. Ogni reazione automatica può diventare consapevole. Ogni emozione è occasione di intensità. Ogni sentimento può accendere un chakra. Ogni piacere una possibilità di contatto. Ogni sofferenza brucia un residuo. Ogni dolore apre uno spazio. Ogni gioia impegna alla fermezza. Ogni sconfitta accettata prepara il successo. Ogni successo accettato suggerisce scelte. Ogni scelta è una separazione Ogni separazione una crisi. Ogni crisi un’opportunità. Ogni piccola cosa è un grande veicolo. Ogni frammento di vita un’occasione perfetta. Ogni momento un dono. Ogni gemma un mezzo. Ogni immondizia un mezzo. Verso l’unica direzione, solo se la via è decisa. Paolo Menghi, Il Filo del Sé, pag. 27 Le risposte vere vengono dalla continuità dell’impegno. La continuità viene dalla capacità di mantenere alta l’intensità della domanda. Questa capacità nasce dalla voglia di vivere intensamente. La voglia di vita non si perde se si rischia di pagarne il prezzo. Paolo Menghi, Il Filo del Sé, pag. 26LA PARTENZA, IL VIAGGIO E LA META
“Chi sono io” è la partenza, il viaggio e la meta. Un viaggio dove si lascia indietro qualcosa, e dove si va incontro a qualcosa, fino a quando non esisterà più né dietro né avanti. Né passato né futuro. “Chi sono io” è un mezzo per generare un’attitudine di apertura costante a un contatto di verità: l’attitudine a tenere aperta la domanda al di là dell’illusione dell’ego, dei suoi ruoli, delle sue caratteristiche, e della routine che s’impone e subisce ogni giorno. Tenere aperta la domanda significa mantenere una mente sempre attenta a verificare la propria vera identità. Quando questa domanda è pura non c’è più ”né questo né quello”, e neanche ”sia questo che quello”. A quel punto è possibile scegliere di scendere con parole e azioni in strati più densi della materia. Per il bene di tutti. Questa scelta non proviene da un ragionamento, né da un imperativo morale. Una persona intera non agisce col cuore separato dalla mente, né con la mente mescolata al cuore, perché non confonde dentro di sé il sentimento col pensiero, e nemmeno li scinde.Ko ‘Ham Chi ero io Ko ‘Ham Chi sono io Ko ‘Ham Chi sarò io neti neti né questo né quello iti iti sia questo che quello tat twam asi tu sei quello aham brahmasmi io sono l’Assoluto in Sé brahmaivaham l’Assoluto soltanto sono io so ham io sono ham sa sono io Paolo Menghi, Figli dell’Istante, pag. 179 Nel profondo ogni uomo sa che l’immagine di sé è un artefatto. Di lì nasce una sana e motivata insicurezza. Un’insicurezza sulla propria identità. Ma invece di dar credito a quell’insicurezza e iniziare di lì una ricerca, quasi tutti quanti spendono la propria vita affannandosi a coprire in un modo o nell’altro questa insicurezza, cercando di migliorare o camuffare un’immagine di sé alla quale non credono. Questi continui tentativi rendono quell’immagine sempre più grande e rigida. La stessa competizione con gli altri è un modo per convincersi ancora di più della validità di quell’immagine. Una validità che si rinforza con il confronto e con la critica all’immagine altrui. Il risucchio dell’energia che ne consegue è enorme. Paolo Menghi, Il Filo del Sé, pag. 88 All’uomo che si identifica con la propria personalità, non resta che attaccarsi all’immagine che ha dell’unica parte di sé che conosce. In questo modo il padrone diventa lo schiavo, lo strumento diviene proprietario dell’artigiano, il limite si impone a ciò che non ha limiti, e l’anima dimentica se stessa. Paolo Menghi, Il Filo del Sé, pag. 188 Quando vai alla ventura, lascia qualche traccia del tuo passaggio, che ti guiderà al ritorno: una pietra messa su un’altra, dell’erba piegata da un colpo di bastone. Ma se arrivi a un punto insuperabile o pericoloso, pensa che la traccia che hai lasciato potrebbe confondere quelli che ti seguissero. Torna dunque sui tuoi passi e cancella la traccia del tuo passaggio. Questo si rivolge a chiunque voglia lasciare in questo mondo tracce del proprio passaggio e anche senza volerlo, si lasciano sempre delle tracce. Rispondi delle tue tracce davanti ai tuoi simili. René Daumal, Il Monte Analogo, pag. 139 Accettare le cose così come sono è il risultato di un abbandono, che segue al continuo e strenuo tentativo di far sì che le cose siano come si vorrebbe che fossero. L’opportunità offerta dalla vita è quella di sviluppare il calibro necessario per essere aperti in ogni istante, senza dover decidere le condizioni per potersi aprire: è questa l’arte, la scienza, la competenza. Paolo Menghi, Figli dell’Istante, pag. 269 Quando l’uomo non riesce più a inventare i propri slanci, si sente arido. Era arido anche prima, solo che non se ne accorgeva. Quando l’uomo si accorge della propria aridità ed inizia a soffrirne, può finalmente desiderare di aprirsi. Quando l’uomo desidera aprirsi e soffre per non riuscirci inizia a purificarsi. Ciò lo rende sensibile a vibrazioni più elevate. Allora può veramente cercare una guida. Prima non cercava una guida, ma una copertura al proprio bisogno di possesso. Paolo Menghi, Il Filo del Sé, pag. 116 Essere consapevoli significa svelare pensieri ed emozioni alla mente che osserva. Se la mente resta calma durante questo processo, sentirete il cuore accendersi ad un fuoco interno. Questo fuoco inizierà a bruciare le impurità. La trasformazione dell’uomo verso la sua interezza nasce di lì. Paolo Menghi, Figli dell’Istante, pag. 66
CORAGGIO DI ARRENDERSI
Se vuoi tu puoi decidere ciò che fu già deciso. Aspetta, osserva e accetta. Ma non pensare di aver capito perché sei felice quando sei felice, non credere di aver capito perché sei disperato quando sei disperato, vivi intensamente invece quell’attimo che dura un’eternità e resta aperto a qualunque risposta verrà; solo quando in te non ci sarà più domanda, quando il filo d’erba sapendo della sua impotenza si piega alla forza spietata di un sole che non ha che da splendere, quando quel sottile piccolo essere che non ha che da accogliere decide che lo farà, comanda allora lui alla notte di portare la sua rugiada e al sole spietato di tornare con la sua luce Paolo Menghi, Il Filo del Sé, pag. 113PREGHIERA ALLA MADRE UNIVERSALE
Sii vasto in me, cielo sii feconda e solenne o morte mentre mi conduci di dimora in dimora, entra in me profonda silenziosa notte, sia l’alba un risveglio nuovo e chiaro, scenda ancora su di me il potere della battaglia, e tu distruttore compassionevole e terribile fammi strumento possente della natura che cresce mentre le tempeste e i venti scuoteranno il mio spirito. Entra in me di nuovo o vita, sii pieno e splendente sole ma lascia che il mio cuore sia colmo di dolcezza come la tua luna quando sorge silenziosa la notte. E quando sarà finito il mio tempo riprendimi grande Madre e lascia ad altri figli tuoi i poteri della vita e della morte. Paolo Menghi, Il Filo del Sé, pag. 73 Con i nostri calcoli – non pensando ad altro -, con i nostri desideri – abbandonando ogni altra speranza -, con i nostri sforzi – rinunciando a ogni agio -, avevamo forzato l’entrata di quel nuovo mondo -. Così ci sembrava. Ma sapemmo in seguito che, se avevamo potuto approdare ai piedi del Monte Analogo, era perché le porte invisibili di quell’invisibile contrada erano state aperte per noi da quelli che le custodivano. Il gallo che squilla nel latte dell’alba crede che il suo canto generi il sole; il bambino che urla in una camera chiusa crede che le sue grida facciano aprire la porta; ma il sole e la madre vanno per le vie tracciate dalle leggi del loro essere. Ci avevano aperto la porta, quelli che vedono noi mentre noi non possiamo vederci, rispondendo con generosa accoglienza ai nostri calcoli puerili, ai nostri desideri instabili, ai nostri piccoli e maldestri sforzi. René Daumal, Il Monte Analogo pag. 142CIO’ CHE GUARISCE E’ IL PERDONO
Immaginate petali di fiori che cadono giù; petali di tutti i colori. Immaginate di essere un bambino che batte le mani perché è contento di tutti questi fiori che piovono giù, e lui non c’entra niente. Nessun merito, nessuna colpa. Non ha fatto niente per meritarlo, niente per evitarlo e per questo è felice. Perché è un regalo. Non opprimetevi col vostro senso di importanza. Desiderare la felicità è un diritto. Volerla è un’arte. Darla è un dono, cantarla è una festa, vederla un privilegio, viverla è accettazione. E’ vita e morte insieme: è Vita. Siete tutti interi, tutti. Dal basso fino alla cima della testa. Ricordatevi che ogni ostacolo è una possibilità in più; anche la sofferenza, anche la malattia, la vecchiaia, la morte. Il perdono è l’unica cosa che guarisce il cuore, nessuna spiegazione può farlo. Se si apre un sorriso al centro del petto e la bocca è ferma, è un perdono. Che tutti possano essere realizzati nella felicità. Che tutti possano essere realizzati nella pace senza illusione. Paolo Menghi, Figli dell’Istante, pag. 92